Il dibattito sull’energia nucleare in Italia
Attualmente in Italia non ci sono centrali nucleari attive ma il nostro Paese nel passato è stato legato al tema dell’energia nucleare. Tra il 1963 e il 1990 l’Italia ha generato energia elettrica dalle centrali nucleari: il primo impianto è stato quello di Latina (Lazio) avviato nel 1963, il più potente d’Europa per l’epoca, a cui sono seguiti gli impianti di Sessa Aurunca (Campania) e Trino (Piemonte) e infine l’impianto di Caorso (Emilia Romagna) nel 1977. Nel 1966 l’Italia era il terzo paese occidentale per potenza nucleare installata.
L’incidente di Chernobyl nel 1986 portò ad un drastico cambio di rotta. Nel 1987 vennero indetti tre referendum abrogativi che portarono alla scomparsa del nucleare in Italia e tra il 1988 e il 1990 le centrali ancora attive vennero definitivamente chiuse.
Nei primi anni 2000, a causa dell’aumento dei costi dei combustibili fossili, l’Enel cominciò a reinvestire in questa tecnologia. L’aumento dei costi dei combustibili fossili cambiò lo scenario italiano: non solo l’Enel stipulò degli accordi per la costruzione di nuovi reattori in Slovacchia, ma nel 2009 il Governo Berlusconi firmò con la Francia un accordo per la costruzione di quattro nuovi impianti.
Nel 2010 venne proposto un referendum sul tema del nucleare, la cui data venne fissata per il mese di Giugno 2011. L’11 Marzo 2011 si verificò il disastro nucleare di Fukushima. Questo tragico evento cambiò l’opinione pubblica e ancora una volta l’Italia si trovò ad abbandonare la possibilità di produrre energia elettrica grazie alle centrali nucleari.
Il legame dell’Italia con il nucleare non si è però concluso:
L’Italia è l’unico paese europeo che non possiede impianti nucleari ma il 10% dell’energia che consumiamo proviene da impianti nucleari: si tratta di energia elettrica importata prevalentemente dalla Francia. L’Italia è il più grande importatore di energia elettrica al mondo;
Gli impianti nucleari italiani non sono in funzione e il nostro Paese lavora per lo smantellamento degli impianti nucleari. Questo consiste nell’allontanamento del combustibile, nella decontaminazione delle strutture e nella loro demolizione: ancora non sono stati stabiliti i siti nazionali per il deposito delle scorie radioattive e il maggior numero di scorie viene esportato per essere smaltito in Francia;
Le università italiane propongono dei corsi di laurea in ingegneria nucleare al fine di formane delle figure competenti in questo campo: gli ingegneri nucleari italiani troveranno lavoro più facilmente all’estero rispetto all’Italia;
L’Italia è circondata da Paesi che hanno realizzato sul proprio territorio delle centrali nucleari: Francia, Svizzera, Austria e Slovenia producono energia elettrica da centrali nucleari. In caso di incidente nucleare anche l’Italia sarebbe investita dalle radiazioni.
A cosa dovremmo fare attenzione se volessimo riprendere il cammino del nucleare?
Nel caso in cui volessimo produrre nuovamente energia elettrica dal nucleare non avremmo alcuna centrale facilmente riutilizzabile. I costi attuali per lo smantellamento sono altissimi e non è pensabile rimettere in servizio queste centrali poiché concettualmente superate: dovremmo importare tutti i materiali da costruzione e le nuove tecnologie;
Il motivo che ha spinto l’Italia a chiudere le proprie centrali nucleari riguarda principalmente la loro sicurezza: chi vorrà investire sul nucleare dovrà concentrarsi principalmente sulla sicurezza delle centrali per garantire la sicurezza degli operatori, della popolazione e dell’ambiente;
Molti rischi per la salute derivano dall’estrazione dell’uranio e l’Italia possiede, in due giacimenti sulle Alpi, ben 6100 tonnellate di riserve;
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Tratto da:
Informazioni tratte da siti online
https://www.eni.com/it-IT/ricerca-scientifica/energia-nucleare-europa.html
G.Arduino, TecnoAPP, Lattes, 2018