Nel corso del Medioevo e fino agli inizi del 1800 l’illuminazione pubblica era garantita principalmente dalle lampade ad olio per le quali venivano utilizzati come combustibili l’olio d’oliva, la cera d’api o l’olio di pesce.
L'illuminazione pubblica a gas si affermò a partire dalla prima metà dell'Ottocento: nel 1814-18 a Londra, nel 1828 a Berlino, nel 1829 a Parigi (soprannominata Ville Lumiere) e nel 1833 a Vienna. I primi lampioni erano alimentati a gas e la loro tipologia, ben presto connotata dalla forma a “lanterna” nasceva da precise necessità tecniche: i quattro vetri dovevano proteggere la fiamma da un eventuale spegnimento dovuto al vento permettendone comunque l’emissione luminosa, il cappello superiore piramidale consentiva lo sfiato dei fumi grazie all’effetto-camino. Due asticelle orizzontali alla base della lanterna permettevano al “lampionaro” di appoggiare la scala a pioli per l’accensione manuale di ogni apparecchio.
Tutto cambia con la sequenza di innovazioni tecnologiche che cadenzò il 1800. Nella seconda metà dell’Ottocento fa la sua comparsa la luce elettrica: la prima vera applicazione dell’elettricità all’illuminazione è legata al nome di Wilson Swan, che nel 1878 propose la lampada a incandescenza che però presentava due problematiche: l’interno della lampadina si ricopriva molto velocemente di fuliggine emessa dal filamento incandescente (in carbonio) e questo sistema consumava moltissima elettricità. A migliorare la lampada a incandescenza ci pensò Thomas Edison, che nel 1879 brevettò un sistema di illuminazione con un filamento sottile e un’alta resistenza elettrica. Al contrario della lampada di Swan, quella di Edison non anneriva troppo all’interno del bulbo, mantenendo quindi una luminosità costante. Il primo impianto di illuminazione pubblica a incandescenza fu montato a New York nel 1882. Infine, nel 1900 il filamento di cotone carbonizzato venne sostituito con uno di tungsteno immerso in un gas, materiale tutt’oggi utilizzato nella lampada a incandescenza. L'affermazione di questo sistema di illuminazione è dovuta sia alla facilità di impiego, alla tonalità e alla costanza della luce, sia al rapido progredire dell'industria elettrica che ha consentito di portare ovunque l'energia elettrica.
Evoluzione della lampadina. Nel corso del 1900 si assiste ad un’evoluzione della lampadina volta ad un consumo sempre minore di energia. L’evoluzione della lampadina ad incandescenza è la lampadina alogena. Qui, nel bulbo, sono inseriti dei gas alogeni (iodio, bromo, kripton, xeno), che permettono un processo chimico per cui il tungsteno che evapora ricade sul filamento e permette al ciclo di rigenerarsi. Successivamente, la lampada fluorescente viene realizzata inserendo in un tubo di vetro delle polveri fluorescenti e dei gas di mercurio che, al passaggio della corrente elettrica, si trasforma in luce. Infine, le lampade a LED sono realizzate con un circuito elettronico e, al passaggio della corrente, il semiconduttore si accende emettendo una luce priva di infrarossi e ultravioletti. Anche le lampadine a LED generano calore ma lo trattengono all'interno e lo reimpiegano per generare la luce.
Illuminazione pubblica nell’arte. Nel corso del 1800 l’immagine della città cambia: piazze, teatri e viali sono illuminati dai bagliori sfavillanti delle lampadine e gli abitanti delle città iniziano ad appropriarsi delle notti urbane e a vivere intensamente anche la notte. I pittori non si lasciano scappare il fascino di questi nuovi paesaggi artificiali che diventano i protagonisti delle loro opere. Il tema dell’illuminazione artificiale lo ritroviamo nelle opere di molti artisti impressionisti, post-impressionisti, puntinisti e futuristi e infine nelle opere di Van Gogh.
Illuminazione pubblica nel Mondo. Nel corso degli ultimi 20 anni sono stati fatti, dalle aziende che distribuiscono energia elettrica, intensi sforzi per portare l’elettricità in più Paesi possibili. In particolare, i Paesi che hanno subito un’accelerazione in termini di disponibilità di energia elettrica troviamo India, Bangladesh, Kenya e Myanmar. Al contrario, la situazione risulta ancora molto grave nelle regioni dell’Africa Sub-Sahariana dove circa 620 milioni di persone non hanno accesso all’energia elettrica. In queste regioni la popolazione ricorre a sistemi pericolosi e poco efficienti per scaldarsi e cucinare.