Nel corso del 1900 si sono verificati tre episodi, dalle conseguenze catastrofiche, che hanno avuto come protagonista proprio l'energia nucleare.
Nel 1945 il governo americano sgancia sulle città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki due bombe atomiche, analizziamo questo evento per comprendere le conseguenze del nucleare come arma. Nel 1986 e nel 2011 sono avvenuti gli incidenti alle centrali di Chernobyl e Fukushima, analizziamo questi due eventi per comprendere meglio i pro e i contro di questa fonte energetica.
1945 – Bomba atomica sulle città di Hiroshima e Nagasaki (Giappone)
Durante la seconda guerra mondiale il governo americano finanziò il progetto Manhattan che prevedeva la realizzazione di un ordigno nucleare. Anche la Germania stava studiando la stessa tipologia di arma: era chiaro che chi avesse realizzato l’arma per primo avrebbe contribuito alla vittoria del conflitto in corso. La prima bomba fu sganciata dagli americani sulla città di Hiroshima il 6 Agosto 1945 e la seconda bomba venne sganciata sulla città di Nagasaki il 9 Agosto 1945. Le esplosioni nucleari hanno una caratteristica forma a fungo costituito da una colonna di vapore, residui e detriti. L’effetto delle bombe fu drammatico sia per l’alto numero di vittime sia per la paura che l’ordigno provocò: nel raggio di un Km dall’esplosione i corpi vennero vaporizzati e rimasero solo le ombre delle persone, gli edifici collassarono, chi si trovava più distante riportò gravi ustioni e nel lungo termine si sono verificati gravi casi di aborti e forme di tumore.
1986 – Incidente al reattore 4 della centrale nucleare di Chernobyl (Ucraina)
Nel 1986 l’Ucraina è una delle Repubbliche appartenenti all’Unione Sovietica e la centrale nucleare di Chernobyl, ancora in fase di costruzione, è il vanto dell’URSS: dispone di tecnologia all’avanguardia e fornisce energia elettrica al Paese ma risente anche di gravi debolezze strutturali: il tetto è costruito con materiale non resistente al calore e in passato si sono verificati piccoli incidenti.
Il 26 aprile 1986 i tecnici della centrale di Chernobyl effettuano dei test di sicurezza del reattore 4 e lo staff di tecnici decide di associare al test in corso un ulteriore test per situazioni d’emergenza. La prova viene effettuata mantenendo il reattore a una potenza più bassa del normale. Questo significa meno acqua nell’impianto di raffreddamento e quindi maggiori rischi di surriscaldamento: nel giro di pochi minuti l’aumento della temperatura provoca un incremento della pressione che fa tremare l’impianto ma viene comunque avviato il test. In pochi secondi il reattore esplode. La violenza è inaudita: 10 volte superiore alla bomba atomica su Hiroshima. I sovietici cercano di occultare la notizia e sarà la Svezia a lanciare l’allarme. Solo in seguito alle pressioni internazionali, le autorità sovietiche rilasciano dichiarazioni. Nel frattempo sull’Europa intera si stendono nubi radioattive. L’evacuazione della città inizia con più di 30 ore di ritardo e la rimozione dei detriti radioattivi viene effettuata da 600.000 persone, militari e civili: nessuno di loro è informato sulla gravità della situazione e sulle misure di sicurezza da mantenere. Domato l’incendio, si procede alla decontaminazione dell’area. Si costruisce il “sarcofago”, una grande struttura di contenimento delle macerie radioattive. Due addetti alla centrale muoiono a causa dell’esplosione e 28 pompieri moriranno nei mesi seguenti per la prolungata esposizione alle radiazioni. Negli anni successivi molti subiranno le conseguenze fisiche dell’esposizione alle radiazioni: forme di cancro, patologie ereditarie malformazioni fisiche. Il Chernobyl Forum, che monitora sistematicamente gli effetti del disastro, parla di 4-5000 decessi nell’arco dei successivi 60 anni. Il sarcofago che contiene le macerie è costruito con materiale d’emergenza: è una struttura instabile e già danneggiata. Nel 2019 è stato installato un nuovo sarcofago in acciaio, più resistente. Dopo Chernobyl, la ricerca sul nucleare per uso civile subisce un arresto.
2011 – Incidente causato dallo Tsunami alla centrale nucleare di Fukushima (Giappone)
L’11 Marzo si verificò, al largo delle coste del Giappone, un terremoto che fece innalzare le acque fino a generare uno tsunami con onde maggiori di 10m. Le onde causate dal terremoto investirono la centrale di Fukushima superando le barriere protettive alte oltre cinque metri. Durante il terremoto i reattori hanno smesso di funzionare: come meccanismo di sicurezza il sistema di controllo ha bloccato la reazione di fissione nucleare. Rimaneva il problema di smaltire le enormi quantità di calore residuo prodotto dalla fissione. Questo smaltimento avveniva grazie a un sistema di raffreddamento ad acqua che a Fukushima però, in seguito al maremoto, smette di funzionare in quanto saltò l’alimentazione elettrica. Il malfunzionamento del sistema di raffreddamento ha quindi provocato il surriscaldamento dell’acqua e del combustibile con la conseguente produzione di grandi quantità di vapore e di idrogeno che hanno causato alcune esplosioni. Le conseguenze dell’incidente sono meno gravi rispetto all’esplosione del reattore di Chernobyl. La conseguenza più grave è la contaminazione del suolo e delle acque che ancora oggi non risultano completamente bonificate.
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Tratto da:
Informazioni tratte da siti online
https://www.eni.com/it-IT/ricerca-scientifica/energia-nucleare-europa.html
G.Arduino, TecnoAPP, Lattes, 2018